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Flessibilità: nel 2025 continuerà ad essere una parola chiave nel mondo del lavoro

Flessibilità. Si presuppone che sia questa la parola chiave nel mondo del lavoro anche nel 2025. No, alla presenza in ufficio a tempo pieno, sì allo smart working, almeno in modalità ibrida. Le tendenze moderne sembrano essere inequivocabili e i talenti hanno chiari i propri desideri.

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Lavoro ibrido: in Italia e in Europa è una tendenza in crescita. E le aziende lo iniziano a capire…

Il lavoro ibrido è sempre più una realtà e sempre meno una tendenza. Infatti, sia in Italia che nel resto d’Europa, la richiesta da parte di chi cerca un impiego è indirizzata verso aziende che puntino ad offrire questa opportunità.

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Workcation, Milano è tra le top ten della classifica delle città più adeguate

Workcation è un termine che indica la possibilità di spendere al meglio il tempo per le vacanze o il tempo libero, senza compromettere la produttività sul lavoro. In molti sono attratti da questa modalità ibrida di lavoro, ma dove è possibile fare Workcation (o Warkation) meglio?

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Il lavoro ibrido riduce il rischio di burnout: ecco cosa dice uno studio

Il burnout è certamente uno dei problemi più sgradevoli da affrontare per un lavoratore. Una riduzione della comparsa di questo fenomeno può verificarsi in caso di scelta di lavoro ibrido.

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Lavoro ibrido, i CFO delle aziende lo vedono come un modo per risparmiare

Il lavoro ibrido è un vantaggio per i lavoratori? In molti casi la risposta è sì. Secondo i CFO lo è anche per le aziende dal punto di vista economico. È quello che emerge dall’IWG CFO & Hybrid Work Survey, l’ultima ricerca condotta da IWG, il più grande player al mondo di spazi di lavoro flessibili e soluzioni di lavoro ibride.

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Lavoro ibrido? Cambia l’outfit e la nuova tendenza si chiama Quiet Luxury

Abiti classici o no in ufficio? Con il diffondersi del lavoro ibrido, anche il modo di vestire è cambiato negli ultimi anni. Sono sorte delle vere e proprie tendenze e tra queste c’è il Quiet Luxury.

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Una visone moderna dell’ufficio: il progetto della start up Smace è molto ambizioso

Una visione moderna e differenza del “mondo dell’ufficio”, capace di adattarsi alle nuove necessità che sempre più spesso manifesta chi è alla ricerca di un lavoro, ma anche chi un impiego già ce l’ha.

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Il lavoro giusto? Ecco quali sono le caratteristiche che attraggono chi ne cerca uno

Non ci stancheremo mai di scriverlo da queste pagine: il mondo del lavoro è in fermento e la conseguenza sono i continui cambiamenti che si registrano. Tra questi troviamo le importanti variazioni sui desiderata dei dipendenti che non possono lasciare indifferenti imprenditori e manager, soprattutto nel settore HR.

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Lavoro ibrido: staccare la spina è sempre più difficile. Ecco cosa dice uno studio

Una delle difficoltà che sempre più spesso i professionisti si trovano ad affrontare è la difficoltà nella gestione del work-life balance e la conseguente incapacità di distaccarsi totalmente dal proprio lavoro nei momenti in cui si è in modalità “off” dal lavoro.

Siamo sempre raggiungibili, grazie anche all’evoluzione tecnologica, e questo non ci permette di staccare mai la spina. Tutto ciò porta ad uno stato di stress, molto spesso non compreso, che alla lunga può diventare un nemico per il nostro benessere.

A conferma di questo stato delle cose, arriva uno studio di OpenText, azienda che si occupa di soluzioni e software di Enterprise Information Management, che mette in evidenza i cambiamenti che si sono evidenziati soprattutto negli ultimi due anni. In particolare, emerge che il sovraccarico di informazioni sul lavoro è fonte di stress, tanto che oltre un terzo dei professionisti in Italia (36%) non riesce mai a disconnettersi davvero. Le altre nazioni europee, tuttavia, non sono da meno: in Spagna il dato raggiunge il 34%, mentre in Germania il 33%.

Prima della pandemia, solo il 16% dei professionisti lamentava difficoltà in tal senso: i dati dello studio evidenziano oggi utenti sopraffatti principalmente dalle troppe password da ricordare (27%), dal numero eccessivo di app e fonti di dati da controllare ogni giorno (25%) e dall’invadenza dei social media (14%). Tutto questo nonostante in Italia il lavoro ibrido non è ancora una consuetudine: infatti, nel nostro Paese i dipendenti che pensano di disporre di strumenti tecnologici e digitali adatti per svolgere le proprie mansioni anche da remoto sono ancora meno della metà (44%)

Dati che devono far riflettere sulla necessità di porre delle regole più precise sull’argomento.

Sempre connessi e disponibili

I professionisti intervistati hanno ammesso di utilizzare numerosi account, risorse, strumenti e app per gestire le informazioni: il 60% di loro dice di utilizzare almeno 6 strumenti di condivisione diversi al giorno, a dimostrazione del fatto che i dati necessari per portare a termine le attività quotidiane sono distribuiti su un numero sempre maggiore di fonti. 

Questo porta quasi metà dei professionisti (46%) a trascorrere oltre un’ora al giorno a cercare singoli documenti o dati specifici sulle reti aziendali o su sistemi condivisi, solo per poter continuare a svolgere il proprio lavoro.

“Per le aziende e i loro dipendenti, provare a gestire sia il volume, sia la complessità delle informazioni può essere scoraggiante. La quantità di dati a disposizione, strutturati e non, sta aumentando esponenzialmente, ma ci siamo resi conto che le informazioni di per sé non sono la soluzione”, ha affermato Antonio Matera, Regional Vice President Sales Italy, Malta, Greece & Cyprus di OpenText. “La soluzione, invece, arriva smantellando i silos e centralizzando le informazioni. È quando vengono raccolte e gestite in modo fluido che si trasformano: emergono così modelli e trend, si scoprono insight e si prendono decisioni migliori. È questo il vantaggio informativo”.

Dove reperire le informazioni? Sono sempre più i “luoghi” da conoscere: secondo lo studio, oltre 1 italiano su 3 (36%) dice di faticare a reperire le informazioni perché queste sono disponibili su diverse piattaforme. Pochi (15%) ritengono che i colleghi non salvino correttamente i documenti (conservandoli per esempio sul desktop del proprio PC), il 24% lamenta difficoltà a identificare le informazioni più recenti e aggiornate. 

La cattiva gestione e le difficoltà che incontrano portano i lavoratori italiani a vivere momenti assai difficili: lo studio evidenzia che il 43% dei dipendenti italiani ritiene che la grande quantità di informazioni abbia ripercussioni dal punto di vista del benessere fisico e mentale, mentre il 35% afferma che le conseguenze riguardano principalmente le prestazioni lavorative. Da non sottovalutare anche il fatto che 1 italiano su 3 (34%) possa vedere compromesso l’equilibrio vita-lavoro, come dicevamo a inizio articolo.

Il trend è confermato anche a livello globale, con il benessere psico-fisico influenzato negativamente dal sovraccarico cognitivo per quasi la metà degli intervistati (42%). 

La difficoltà nel reperimento o nell’utilizzo della piattaforma corretta, porta i professionisti (il 56% secondo l’analisi) ad utilizzare sistemi di condivisione file personali, come OneDrive, Google Drive, WhatsApp e Dropbox, per l’invio di documenti di lavoro, poiché risulta più semplice e veloce. È interessante notare che tre quarti dei dipendenti (72%) lo fanno in quanto pensano che la propria azienda non abbia policy che lo impediscano, nonostante i rischi: lo scenario globale è altrettanto sorprendente, quasi due terzi (63%) dei dipendenti nel mondo affermano di utilizzare sistemi di condivisione personali per condividere file di lavoro e oltre 7 su 10 di loro (71%) lo fanno ritenendo che l’azienda non sia contraria.  

Le sfide da affrontare riguardano anche l’ambiente domestico che, in modalità di lavoro ibrida, dovrebbe sostituire l’ufficio. Lo studio fa emergere che il 30% degli italiani afferma che una delle più grandi è quella di non avere lo stesso set-up in ufficio e a casa. Il 24%, poi, lamenta di non poter accedere facilmente ai documenti quando lavora da remoto e il 21% di non poter condividere file e informazioni con facilità quando lavora da casa. Rispetto alla media globale (12%), però, l’Italia rivela una delle percentuali più alte di lavoratori da remoto soddisfatti (21%), superata solo dal Giappone (26%).  

Commentando i risultati, Antonio Matera, Regional Vice President Sales Italy, Malta, Greece & Cyprus di OpenText ha affermato: “Con i dati di dipendenti, fornitori e clienti in costante crescita, il numero di sistemi e applicazioni utilizzate dalle aziende – con i rischi connessi – continua ad aumentare. In questo momento, c’è un urgente bisogno da parte delle aziende di automatizzare la gestione e la governance delle informazioni, in modo che i contenuti possano essere acquisiti e classificati, le politiche di conservazione applicate automaticamente e i dipendenti possano accedere facilmente a informazioni accurate e aggiornate senza dover effettuare ricerche su applicazioni multiple. Solo seguendo questi passaggi le aziende riusciranno a ridurre la complessità, consentendo ai dipendenti di collaborare facilmente con i propri colleghi, indipendentemente dal dispositivo o dall’applicazione che utilizzano, o da dove e come scelgono di lavorare”.

 

Huawei MateBook 16s, pensato per il lavoro ibrido

Il lavoro ibrido per molti è già una consuetudine, per altri una speranza. La strumentazione tecnologica, intanto, si sta preparando alla rivoluzione del mondo del lavoro. Huawei ha presentato il nuovo MateBook 16s, pensato appositamente per il lavoro ibrido. Il tutto in dimensioni ridottissime: un corpo di soli 17,8 mm di spessore e di 1,99 kg di peso.

Un design elegante e raffinato, sottile e leggero, il MateBook 16s si preannuncia in grado di soddisfare anche le esigenze già elevate. Uno dei punti di forza del nuovo laptop Huawei è lo schermo: non solo presenta un alto rapporto screen-to-body (da soli 5.2 mm a 7.3 mm), ma anche un aspect ratio 3:2 più produttivo per consentire agli utenti una esperienza visiva più coinvolgente per l’utilizzatore finale. Si tratta di un display HD con risoluzione 2520 x 1680, gamma cromatica 100% sRGB, rapporto di contrasto di 1500:1, 189 PPI e una luminosità da 300nits per garantire il massimo supporto per ogni tipo di esigenza professionale. La tastiera è comoda e fatta su misura. 

HUAWEI MateBook 16s

Il processore del MateBook 16s

Il cuore di questo pc è il processore Intel® Core™ H- Series i712700H di 12a generazione con 14 core e 20 thread e una frequenza turbo massima fino a 4,7G Hz. I nuclei di prestazione (P-cores) ottimizzano le prestazioni a thread singolo e i core ad alta efficienza energetica: l’azienda dichiara che i nuclei di prestazione controllano i tasks più pesanti comerendering in real-time ed editing video, mentre gli E-cores assicurano prestazioni multi-thread scalabili e un efficiente offloading delle attività in background in caso di multitasking. Quindi, i nuclei di efficienza contribuiscono alla resa output, download dei tasks, audio e pianificazione intelligente delle risorse in base ai requisiti della task.

Per rispondere alle esigenze di videoconferenze e videochiamate, il laptop è stato dotato di AI Sound e AI Camera, pensata per permettere di partecipare a meeting e riunioni ovunque e in qualunque momento. Grazie a una camera da 1080p nella parte superiore dello schermo con un angolo ampio da 88° e doppio microfono, per essere sempre al top durante le situazioni in cui è richiesta una presenza via web.

Perfetta l’interconnettività con gli altri device: auricolari, mouse, tastiera, altoparlanti e stampante: vengono riconosciuti automaticamente e il pc fornirà una richiesta per associarli in modo rapido e semplice.  

Lavoro ibrido: in casa o in ufficio le tendenze sono in evoluzione

Il lavoro ibrido come esigenza, ma anche come opportunità per migliorare la propria produttività. Con lo studio Hybrid Ways of Working Global Report realizzato da Jabra, realizzato intervistando 2.800 professionisti in sei paesi del mondo, si è voluto analizzare l’umore e le sensazioni dei protagonisti del mondo del lavoro.

Il primo dato che emerge dallo studio è che anche se il 63% degli intervistati preferisce il lavoro ibrido, solo il 45% riesce a dividere in modo flessibile il proprio tempo tra casa e ufficio.

In casa o in ufficio: dove lavorare?

Dopo aver lavorato per molto tempo in casa, ora sono molte le aziende che stanno chiedendo ai collaboratori di tornare in ufficio, ma la maggioranza dei dipendenti che hanno piena autonomia di scegliere (57%) stanno attualmente lavorando durante la settimana in modalità ibrida. Questo dato è più del doppio di quelli che scelgono di lavorare completamente a distanza e più del triplo di quelli che scelgono di lavorare completamente in ufficio.  

In particolare, i dipendenti che hanno il pieno controllo sulla loro organizzazione (dove/quando) riportano all’unanimità un punteggio di esperienza lavorativa più alto (77%) rispetto a chi non ha questa opportunità di media (73%) e bassa autonomia (65%). Queste differenze sono più evidenti quando si tratta di senso di appartenenza, produttività, fiducia nei leader, equilibrio vita-lavoro e benessere mentale.

Inoltre, sempre secondo i dati che emergono dallo studio, la Generazione Z e i Millennials non sono molto inclini a lavorare a tempo pieno in ufficio: solo il 19% preferisce una settimana intera in ufficio, rispetto al 26% della Gen X e al 30% dei Boomers.

L’autonomia, continua dunque ad essere un fattore di preferenza nel mondo del lavoro.

Gli spazi lavorativi

Gli uffici e gli spazi lavorativi, alla luce delle nuove esigenze e richieste, possono cambiare.

Tra i lavoratori c’è voglia di avere uno spazio personale dedicato in ufficio. Quasi 4 professionisti su 10 tra gli intervistati, rivelano che sentirebbero meno lealtà e impegno verso la loro azienda se non avessero uno spazio di lavoro regolare e permanente. Inoltre quasi 7 lavoratori su 10 confessano di essere abitudinari: se non avessero uno spazio di lavoro regolare e permanente in ufficio, cercherebbero comunque di sedersi e lavorare nello stesso posto ogni giorno. 

Dai dati di Jabra emerge anche che con l’aumentare della quantità di tempo che un dipendente trascorre nelle riunioni, aumenta anche la preferenza per il proprio ufficio a casa rispetto al tradizionale spazio di lavoro. Tra coloro che passano più del 50% del loro tempo in riunioni, il 75% preferisce il lavoro da casa. Con 8 riunioni su 10 che ora sono completamente virtuali o ibride, i leader dovranno pensare molto attentamente a come le tecnologie di collaborazione virtuale possano aiutare i dipendenti a coltivare un senso di appartenenza sia in ufficio, che fuori. 

L’ufficio è ovunque davvero?

Molti lavoratori hanno iniziato la propria carriera professionale nel bel mezzo della pandemia: per loro il lavoro da remoto e ibrido è la normalità. Il 64% della Generazione Z considera il proprio “ufficio” alla stregua del proprio portatile, delle cuffie, e, in generale, di qualsiasi contesto dove sia possibile ottenere una buona connessione Internet. Questo evidenzia la crescente importanza della tecnologia nel definire l’esperienza del dipendente.

Holger Reisinger, SVP di Jabra, ha commentato così i dati emersi: “Siamo da due anni all’interno del più grande esperimento di lavoro di tutti i tempi. Quello che è iniziato come un necessario passaggio si è evoluto in un’esplorazione a lungo termine dei modi ibridi di lavorare. Mentre entriamo nel terzo anno di questa nuova era, dobbiamo pensare al lavoro ibrido e ai nostri spazi professionali fisici in modo diverso per trattenere e attrarre talenti. I leader devono fare un passo indietro per chiedere, ascoltare e capire di cosa hanno veramente bisogno i dipendenti per migliorare la loro esperienza di lavoro ibrido. Obiettivamente, dobbiamo trovare un modo per creare un senso di appartenenza a un posto di lavoro che sia prima di tutto virtuale. Dobbiamo offrire ai dipendenti la possibilità di scegliere lo spazio di lavoro che preferiscono e mettere a loro disposizione la tecnologia, gli strumenti e il supporto per essere produttivi indipendentemente dall’ambiente. Dobbiamo andare oltre i concetti di ‘lavoro da casa’ o ‘dall’ufficio’, per un futuro all’insegna del ‘lavoro da qualsiasi luogo'”.

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Il lavoro ibrido e la sfida per i manager: ecco cosa dice il Work Trend Index 2022 di Microsoft

Arriva la versione 2022 del Work Trend Index: “Great Expectations: Making Work Work” realizzato da Microsoft. Una sorta di fotografia di quella che è la situazione attuale e di come i cambiamenti che ci sono stati negli ultimi anni abbiano effettivamente contribuito a creare un nuovo modello lavorativo.

In seguito ai due anni di lavoro da remoto, ora sono i dipendenti che chiedono ai datori di lavoro di scegliere modalità di organizzazione aziendale alternative, ma anche più flessibilità e tempo libero, per gestire meglio il work-life balance.

Questa è la sfida di imprenditori e manager del nostro tempo.

“Non si può cancellare l’esperienza vissuta e l’impatto che gli ultimi due anni continueranno ad avere sul mercato del lavoro, poiché flessibilità e benessere sono diventati elementi non negoziabili per i dipendenti”, afferma Jared Spataro, Corporate Vice President, Modern Work, Microsoft. “Accogliendo e rispondendo in modo proattivo a queste nuove aspettative, le aziende hanno la possibilità di ripensare l’impostazione del proprio business e il ruolo dei dipendenti per raggiungere obiettivi di successo in un orizzonte di lungo termine”.

Cosa dice il report

Il secondo studio annuale di Microsoft mette insieme i risultati di un sondaggio condotto su 31.000 persone in 31 Paesi – tra cui l’Italia – con l’analisi dei dati sulla produttività provenienti dagli strumenti Microsoft 365 e dalle tendenze del lavoro su LinkedIn, che fanno emergere cinque trend chiave. Vediamo insieme quali sono.

  1. I dipendenti hanno una nuova scala di valori

I punti cardine del come, dove e quando lavorare stanno cambiando, e così anche il perché. I dipendenti, ora hanno una nuova visione di ciò che vogliono dal lavoro. L’indagine di Microsoft sottolinea fortemente questa tendenza, con il 54% degli italiani ora più propensi a dare priorità alla propria salute e al proprio benessere rispetto al lavoro. Questo trend trova anche riscontro nel dato sugli intervistati che l’anno scorso hanno lasciato il lavoro: il 17% in Italia, quasi uno su cinque. Il cosiddetto “Great Reshuffle” è tutt’altro che concluso e interessa anche il nostro Paese anche se in misura leggermente inferiore che a livello globale: il 37% dei lavoratori dichiara che probabilmente prenderà in considerazione un nuovo lavoro nel prossimo anno (a livello globale è il 43%). Un fenomeno che interessa soprattutto le fasce più giovani: il 49% della Gen Z e dei Millennials italiani, dato in crescita rispetto al 46% che affermava lo stesso nel 2021.

  1. Il ruolo dei manager tra leadership e aspettative dei dipendenti

In tutto questo cambiamento diventa essenziale il ruolo di chi gestisce personale e risorse. Tenere il passo con le nuove aspettative dei dipendenti non è un’impresa da poco. I manager rappresentano l’anello di congiunzione tra le richieste del leadership team e le necessità dei dipendenti. Devono quindi agire a protezione della produttività aziendale, senza però trascurare i problemi e le richieste dei dipendenti. Ad esempio, nonostante il desiderio di flessibilità che traspare dalla ricerca (il 41% dei lavoratori considera di passare a modalità di lavoro remote o ibride nel prossimo anno), il 47% dei dirigenti italiani sostiene che la propria azienda prevede un rientro a tempo pieno in ufficio nel 2022. Questa tensione ricade sui manager: il 56% sostiene infatti che la leadership aziendale non sia allineata alle aspettative dei dipendenti. Diventa dunque importante poter dare maggiore autonomia ai manager affinché possano gestire nel migliore dei modi i propri team di lavoro: in Italia il 71% dei manager auspicherebbe avere maggior margini di manovra per gestire il cambiamento dei team.

  1. Nuove motivazioni per tornare in ufficio

I vantaggi del lavoro da remoto ormai sono chiari: la sfida per i leader è quella di motivare i dipendenti a tornare anche in ufficio, trovando nuovi stimoli e opportunità. Infatti, oggi il 33% dei lavoratori “ibridi” in Italia trova difficile capire quando e perché lavorare dall’ufficio. A fronte di questa situazione, solo il 27% dei dirigenti italiani ha pattuito nuovi accordi aziendali per il lavoro ibrido. È tempo quindi di ripensare il ruolo dell’ufficio, adottando nuove modalità e accordi sulla gestione dei flussi e delle riunioni di persona.

In questa fase in cui le aziende stanno ripensando i propri confini, è interessante notare come anche l’esperienza digitale possa essere ripensata: il 46% dei dipendenti in Italia si dichiara aperto a sfruttare anche spazi digitali immersivi nel metaverso per future riunioni.

  1. Lavoro flessibile sì, sempre reperibile no

L’analisi dei dati di produttività in Microsoft 365 dimostra che le riunioni e le chat sono in aumento, spesso si verificano oltre il tradizionale orario lavorativo. Infatti, la media settimanale di tempo trascorso in riunioni su Teams a livello globale è aumentata del 252% da marzo 2020, e il lavoro extra-time e nel fine settimana è cresciuto rispettivamente del 28% e del 14%. Se da una parte è sicuramente stimolante vedere come le persone sono state in grado di rimodellare la propria giornata per soddisfare le esigenze lavorative e personali, dall’altra bisogna far sì che il lavoro flessibile diventi anche sostenibile e rispetti alcuni limiti. Per questa ragione saranno necessarie delle nuove norme a livello aziendale per regolare il lavoro ibrido o da remoto.

  1. Ricostruire il capitale sociale in un mondo ibrido

Uno degli aspetti più impattati dal lavoro a distanza è sicuramente l’effetto che ha avuto sulle relazioni personali. L’anno scorso il Work Trend Index ha rivelato che i team si sono sentiti più isolati, e anche quest’anno viene confermata questa tendenza: il 54% dei lavoratori “ibridi” italiani, infatti, afferma di avvertire un maggiore senso di solitudine sul posto di lavoro rispetto al periodo pre-pandemico. Non a caso, secondo il 49% dei dirigenti intervistati in Italia, la principale sfida dell’era del lavoro ibrido o a distanza sarà la capacità di ingaggiare i dipendenti in attività di relazione e di costruire un senso di comunità a livello aziendale. Particolarmente utile sarà trovare strumenti adeguati per l’empowerment delle persone, per l’inserimento di nuove risorse e per trattenere i talenti che lavorano in modalità ibrida o da remoto: il 53% degli assunti in epoca pandemica in Italia è più incline a cambiare azienda nel prossimo anno.