Riprogettare il futuro: ma da cosa bisogna partire per avere una buona intuizione?
Il motore dell’incessante cambiamento di questa fase del mondo è la necessità di evolvere sempre e comunque. Alla velocità di mutamento che stiamo affrontando e che affronteremo sempre più in futuro, l’unica possibilità per non vivere a due velocità è un’attività che, in questa fase, ha molto del tiro al piattello. Non puoi mirare nel punto in cui si trova il piattello in questo momento. Devi mirare nel punto in cui si troverà nel momento in cui arriverai sull’obiettivo, sul risultato, sul mercato.
Devi prevedere dove è diretto il trend e programmare su un periodo più lungo, un periodo di tre, cinque, dieci anni. D’altra parte, è così che l’accelerazione viene costantemente alimentata. Evolvere o uscire dal gioco.
Tutte queste curve esponenziali stanno delineando un mondo profondamente diverso da quello in cui gli esseri umani sono abituati a vivere. Abbiamo attraversato una linea di confine. Ognuno di noi oggi si sveglia al mattino con una sola certezza: che prima che sia notte il mondo sarà diverso. Ce lo aspettiamo ormai tutti i giorni. Ma non eravamo abituati a vivere così.
Ora, però, abbiamo superato una linea, quella della reazione involontaria, lo stesso allarme che scatta quando ti sporgi a guardare in un precipizio. Siamo diversi. La Rete è diventata una parte ausiliaria della nostra mente. Ecco perché la prossima volta che ci sentiremo su un altro pianeta vedendo che la nostra connessione è interrotta, la prossima volta che i recessi più intimi del nostro cervello saranno emotivamente coinvolti dalla perdita dello smartphone, dovremo fermarci a pensare che abbiamo superato la linea.
Per noi, la rivoluzione c’è stata. Macchine e algoritmi non solo ci hanno cambiato ma sono diventate una parte di noi. Siamo diventati mutanti, uomini soglia. Non in senso metaforico, ma in un modo concreto e tangibile quanto il tablet o lo smartphone che teniamo in mano.
Resistere è vano. L’elemento critico di questo scenario sta nel fatto che è fuori del nostro controllo. Quando, alla fine, ne saremo consapevoli, sarà come un incendio incontrollato: improvvisamente si avranno sviluppi che fino ad allora si riteneva potessero avvenire solo chissà quando. D’altra parte, solo un paio di secoli fa, oltre il 90% degli esseri umani viveva una vita di grande povertà, grande fatica, grande esposizione ai disastri e nessuna rete di sicurezza sociale.
Forse bisognerebbe rileggere i romanzi di Dickens per capire come le classi medie vivevano nel Paese più ricco dell’epoca, l’Inghilterra. L’evoluzione biologica è piena di eventi imprevedibili e, ciononostante, dal caos deriva un progresso quasi sempre uniforme anche se fatto di piccolissimi avanzamenti invisibili, individuali.
Se qualcuno trova un modo migliore per diagnosticare qualcosa o una cura più efficace, nessuno trova da ridire. La cosa viene accettata prontamente. Il passaggio da queste conquiste a scenari molto più rivoluzionari avviene attraverso mille passi come questo. Quello che funziona in qualunque parte del mondo vince sempre.
“Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta”
Paul Valéry
A cura di Angelo Deiana