Welfare aziendale: 1 lavoratore su 5 non conosce gli strumenti a disposizione
Welfare aziendale questo sconosciuto. Almeno per buona parte dei lavoratori italiani. Questo è quanto emerge dal 6° rapporto Censis-Eudaimon, secondo il quale solo 1 lavoratore su 5 conosce a fondo gli strumenti messi a disposizione dal welfare.
I lavoratori non sanno molto sul welfare
Il rapporto, come detto, mette in evidenza un dato piuttosto importante e meritevole di citazione, ma che soprattutto deve far riflettere sulla comunicazione e l’informazione: ovvero che gli strumenti del welfare aziendale sono conosciuti specificamente solo dal 19,8% degli occupati nel nostro Paese.
Il 45% degli intervistati ha detto di conoscere tali strumenti “a grandi linee”, mentre il 35,1% non ne ha la minima conoscenza.
È evidente di come non sia stata sufficiente l’informazione sul tema. Investire nella cultura welfare nelle aziende risulta dunque importantissimo alla luce dei dati del rapporto.
Welfare aziendale: quali sono i servizi più desiderati
Analizzando le risposte degli intervistati emerge che tra le tipologie di servizi e prestazioni più desiderate, il 79,4% dei lavoratori gradirebbe un supporto personalizzato per la conoscenza del welfare stesso, il 79,2% migliori e maggiori opportunità di work-life balance, il 79,1% integrazioni di reddito per spese alimentari, il 78% supporto per risolvere problemi burocratici nel rapporto con la pubblica amministrazione, mentre il 68,1% desidera una consulenza per il supporto psicologico. Da questi dati emerge dunque il desiderio di migliorare la qualità della vita di chi lavora e questi dati dovrebbero essere fortemente tenuti in considerazione dai manager del settore HR per la ricerca ed il mantenimento in aziende dei talenti.
In particolare sono i giovani ad avere interesse per il welfare aziendale per migliorare il rapporto tra lavoro e vita privata: infatti, secondo lo studio, è reputato molto importante per quasi il 43% dei giovani, contro il 35,8% degli adulti e il 35% degli anziani.
A corollario della presentazione dei dati del rapporto oggi a Milano, ha parlato Alberto Perfumo, fondatore e Amministratore Delegato di Eudaimon: “Il welfare aziendale è un insieme composito di dispositivi d’integrazione al reddito e ai consumi e di soluzioni di welfare propriamente detto: previdenza, salute, scuola, cura della persona, cultura. È fatto di due dimensioni, che nel tempo hanno avuto ruoli e importanze diverse. L’evoluzione del settore, complici gli ultimi interventi normativi, ha messo in evidenza la componente economica, per cui spesso è diventato una somma, agevolata dal punto di vista fiscale e contributivo, messa di fianco alla retribuzione. Non è tanto una questione di stabilire se ci sia un modo più corretto dell’altro di agire, semmai è opportuno chiarire la distinzione, fatta di obiettivi, scelte e modalità operative, tra i due modelli, in modo tale che possano essere compresi come due cose tanto diverse quanto complementari e potenzialmente coesistenti. Servono entrambe: la prima è la salvaguardia igienica del potere d’acquisto: fornisce risorse ai lavoratori senza sovraccaricare le imprese e sostiene i consumi. La seconda componente del welfare, quella della soluzione-servizio, è quella che fa sentire la presenza dell’azienda, è quella che motiva e attrae. Non sembra più il tempo di sforzarsi a interpretare i molteplici bisogni delle persone, ma è necessario saper gestire ogni sottile diversità con un welfare che includa tutti: non potendo soddisfare ogni bisogno, l’azienda può offrire a tutti canali di accesso e opportunità. Da qui, l’opportunità per l’azienda di assumere un nuovo ruolo, quello basato sull’offerta di strumenti in grado di abilitare le persone e metterle nelle condizioni di interpretare da sole le proprie esigenze, qualunque esse siano. Parliamo di un welfare inclusivo e abilitante“.