Welfare, i benefit per il 2025 sono essenziali. E ce n’è uno che mette d’accordo tutti
Il welfare è un tema che può essere decisivo nella scelta di un posto di lavoro, piuttosto che un altro. Quanto sono importanti i benefit quando si considera una nuova opportunità di lavoro? È una domanda giusta da farsi, anche perché sempre più persone alla ricerca di un lavoro pensano che siano fondamentali.
Lo studio e i risultati sul tema dei benefit aziendali
Al “Great Employee Benefit Study 2024“, promosso dal Gruppo Epassi e condotto dal team di esperti dell’Università di Aalto, al quale hanno partecipato oltre 2400 dipendenti e ai 726 datori di lavoro, è uno studio i cui risultati sono stati resi noti in questi giorni, secondo il quale l’83,2% dei dipendenti italiani considererebbe l’idea di cambiare posto di lavoro per un’azienda che offra un miglior pacchetto welfare. Un dato che non può che far riflettere i datori di lavoro che puntano sui dipendenti qualificati e sanno benissimo quanto sia importante trattenerli nelle proprie aziende.
Differentemente, per i dipendenti svedesi i benefit risultano meno rilevanti, probabilmente a causa di una limitata offerta, mentre in Italia e Regno Unito ben il 75% degli intervistati li considera essenziali quando si valuta una nuova opportunità di lavoro. Tuttavia, meno della metà dei dipendenti afferma che il proprio benessere sia effettivamente supportato dai datori di lavoro, mettendo in evidenza un gap tra le percezioni delle aziende e quelle dei lavoratori.
Giustamente, le aziende europee stanno correndo ai ripari: secondo Inkwood Research, infatti, il mercato del welfare aziendale europeo sta registrando un incremento annuo del 6,5%, con una stima di oltre 43 miliardi di euro entro il 2032.
Offrire i giusti benefit è importante
Come visto, dunque, i benefit sono fondamentali nella scelta di un posto di lavoro. Esistono pacchetti di welfare che fanno più gola ai dipendenti? Secondo il 7° rapporto Censis-Eudaimon, in Italia il 50% delle aziende riconosce che un approccio tailor-made è fondamentale per attrarre e trattenere talenti. Anche nel Regno Unito si sta affermando il trend della personalizzazione dei benefit, in risposta alla crescente tendenza dei lavoratori britannici a non utilizzare quelli offerti, poiché non corrispondenti alle loro esigenze.
Alberto Profumo, CEO di Eudaimon, parte del Gruppo Epassi e prima società a occuparsi di welfare in Italia, dice: “Il confronto con altri Paesi europei offre una visione interessante sull’attuale situazione del welfare aziendale in Italia. Contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, i risultati ci dicono che il nostro Paese ha, per certi aspetti, un approccio più olistico al welfare, approccio innovativo che mette in luce una evoluzione che probabilmente coinvolgerà anche gli altri Paesi. Da noi, infatti, il focus nel tempo si è spostato da una concezione di benefit erogati al lavoratore in quanto individuo verso il supporto alle persone e al loro contesto familiare e sociale. Altro trend interessante, emerso nello studio, è l’utilizzo della tecnologia, e del mobile in particolare, che per noi si traduce nell’opportunità di rendere ancora più accessibili e ‘vicini’ i servizi welfare proposti dalle aziende ai propri dipendenti”.
In generale, tuttavia, esiste una graduatoria di desiderata sui benefit nel 2025. Lo studio GEBS 2024 ha chiesto ai dipendenti e ai datori di lavoro di valutare e attribuire un punteggio ai fattori che migliorerebbero il benessere personale sul posto di lavoro. Fra i temi proposti, questi sono quelli che hanno ottenuto i punteggi più elevati, dopo l’assistenza sanitaria completa sul lavoro, che è in assoluto il benefit più apprezzato:
• vorrebbe che l’ufficio fornisse spuntini salutari sul posto di lavoro: 9,3%
• vorrebbe che la sua impresa offrisse orari di lavoro flessibili: 20,9%
• vorrebbe poter lavorare da remoto: 12,5%
• vorrebbe che la propria azienda promuovesse la cultura del dialogo aperto: 11,7%
• vorrebbe organizzare eventi per svagarsi e passare momenti di relax: 9,4%