Work-life balance: determinante per il successo

Bilanciare il lavoro con la vita familiare è oggi (finalmente) uno degli aspetti fondamentali da rispettare per una carriera di successo. E a dirlo sono proprio i manager: secondo i dati elaborati e recentemente resi noti da Manageritalia – in collaborazione con AstraRicherche e Job Pricing – il 53% degli imprenditori intervistati (e 55% degli uomini) afferma che il “work-life balance” è al primo posto tra i fattori di successo professionale. L’espressione inglese è un concetto ampio che indica la capacità di bilanciare in modo equilibrato la vita lavorativa (intesa come carriera e ambizione professionale) e quella privata (famiglia, svago, divertimento).

La tecnologia ha cambiato tutto

Usato con questo significato per la prima vola in Gran Bretagna alla fine degli anni Settanta, il work-life balance negli ultimi anni ha portato a una trasformazione dei luoghi di lavoro, grazie anche e soprattutto allo sviluppo tecnologico: con e-mail e smartphone, i dipendenti hanno infatti sempre maggiore facilità a restare in contatto con direttori, fornitori e clienti, svolgendo così il proprio lavoro al di fuori del tradizionale ufficio. Un’arma questa a doppio taglio che, oltre ad aiutare il telelavoro, rischia allo stesso tempo di compromettere il concetto stesso di work-life balance, invadendo la sfera privata e correndo il rischio di non risultare mai “off”. Grazie a una gestione manageriale delle persone – basata su obiettivi, risultati e, quindi, merito – e a un ottimale utilizzo delle nuove tecnologie, si può però ottenere una reale collaborazione e sinergia tra i lavoratori e gli obiettivi personali e aziendali. “Chi se non i manager possono far sì che questo work-life balance si realizzi? Di fatto – sottolinea Guido Carella, presidente Manageritalia – serve la presenza di manager che mettano anche l’anima per dar senso al lavoro di tutti e per raggiungere veramente quel diapason di produttività e benessere per le persone e le aziende. Questo è oggi il vero ruolo dei manager per costruire il presente e il futuro del lavoro e della crescita economica e sociale”.

Tra lavoro e vita privata

La capacità di conciliare con successo lavoro, impegni familiari e vita personale è importante non solo per il singolo ma per il benessere di tutti i membri del nucleo familiare: è comprovato infatti che orari lavorativi lunghi possono danneggiare la salute personale, compromettendo la sicurezza e aumentando lo stress. Secondo i dati OCSE la percentuale di dipendenti che lavora oltre 50 ore la settimana non è molto numerosa. In Italia solo il 4% circa dei dipendenti ha orari lavorativi molto lunghi, meno della media OCSE del 13%. Nel complesso è maggiore il numero di uomini che trascorre molte ore al lavoro (il 5% degli uomini nel Paese ha orari lavorativi molto lunghi, a fronte del 2% delle donne.) Più una persona lavora, meno tempo trova da dedicare ad altre attività in compagnia altrui o allo svago. Per questo motivo le autorità pubbliche stanno cercando di contribuire ad affrontare il problema incoraggiando pratiche lavorative flessibili e misure di sostegno, aiutando così (in particolare i genitori) a trovare più facilmente un miglior equilibrio tra lavoro e vita di casa. La quantità e la qualità del tempo libero sono infatti importanti per il benessere generale e possono essere fonte di ulteriori benefici per la salute fisica e mentale: in Italia, un lavoratore a tempo pieno dedica, in media, il 62% della sua giornata, o 15 ore, alla cura personale (mangiare, dormire ecc.) e al tempo libero (socializzazione con amici e familiari, hobby, sport, utilizzo di computer e televisione ecc.). Dati, quelli italiani, in linea con la media OCSE.  Lavorare di meno per produrre di più: recentemente un numero crescente di aziende svedesi ha deciso di ridurre la giornata da 8 a 6 ore, con l’obiettivo di rendere i dipendenti più efficaci su una giornata più breve, dando la possibilità così di dedicare maggior tempo alla famiglia. Per rendere il tempo di lavoro più corto e più efficiente si sono adottate allo stesso tempo però alcune misure restrittive. Tra i limiti inseriti parallelamente alla riduzione delle ore lavorative, la consultazione dei social network non è più autorizzata e le riunioni ridotte al minimo per conservare così l’energia per il dopo lavoro. La produttività ne risente? Sì, in positivo.

 

Tratto da Uomo&Manager di Aprile 2016